Miele, carne, pesce, essenze e profumi di terra.
Figlia dei prodotti della Gallura, dunque della vecchia cultura contadina e pastorale che faceva della carne e dei formaggi un binomio inevitabile: capretto al mirto, zuppa gallurese e mazza frissa (semolino fritto che somiglia molto alla panna alla fine della sua preparazione), erano questi i piatti dei vecchi.
Una cucina semplice e senza fronzoli, influenzata dalle provenienze e dalle abitudini alimentari delle genti che abitavano Olbia. Accanto alla carne, ai formaggi e ai dolci, si può ben affermare che esista una tipicità locale rispetto alla più classica cucina sarda dell’interno.
Dal mare deriva una tradizione alimentare arricchita da piatti semplici ma gustosi, frutto dell’antica cucina dei pescatori.
I ricci di mare adornano e abbelliscono con le loro uova le migliori pastasciutte dei ristoranti di Olbia; possono essere apprezzati anche crudi in alcune piccole trattorie nelle vie della città vecchia.
L’altro sapore collegato al mare è senza dubbio la bottarga, o uova di muggine. La bottarga un condimento a tratti agro a tratti gradevolissimo, spesso compagno di grandi paste; può essere consumata anche da sola, o con un po’ di sedano, come dovizioso contorno o antipasto, ed è ormai richiesta da tutti i visitatori che scoprono Olbia.
Le ortiadas sono un altro antipasto di mare sfizioso: frittura di anemoni o attinie passate nella semola e nell’olio di rosmarino.
L’ennesimo tuffo inevitabile nella cucina locale poi costituito dai mitili: cozze e ostriche, coltivate in tutto il golfo, sono un riferimento fisso nei piatti tutto l’anno. Cozze gratinate, cozze crude, semplicemente arricchite con limone, e cozze bollite, secondo la tradizione della mitilicoltura introdotta dai primi coltivatori tarantini alla fine dell’Ottocento.
Altro piatto tradizionale nella cucina olbiese la burrida: gattuccio lessato e condito con salsa a base di fegatini di pesce.
Un’impostazione casereccia, quella che abbiamo seguito finora, ma che non fa trascurare cibi ben più elaborati, quali spigole ed orate, zuppe di pesce e una seria frequentazione sui crostacei come cicale, aragoste e capre di mare.
Chiusura con gli impagabili dolci al miele come le seadas, le tiliccas e le copulettas.
I vini che accompagnano il buon mangiare olbiese sono ovviamente quelli delle cantine circostanti, prodotti dalle viti della piana e dell’agro olbiese, ma anche dai dintorni di Monti, Tempio e Berchidda.
Il Vermentino di Gallura D.O.C.G. è il principe dei vini galluresi, si presenta con un colore giallo paglierino intenso e luminosi riflessi oro, intensi e raffinati profumi di frutta matura a polpa bianca, ginestra, erbe aromatiche. In bocca offre sensazioni di densa morbidezza e fresca acidità con finale di calde note minerali.
Proveniente dalla penisola iberica, è arrivato in Sardegna attraverso la Corsica alla fine del 1800 e dai terreni di disfacimento granitico della Gallura, in cui ha trovato il suo habitat ideale, si è poi diffuso in tutta l’isola, dove attualmente occupa una superficie di circa 4.300 ettari.
Il Vermentino coltivato in Gallura dà un vino di grande personalità che non trova riscontro con altri vini italiani ed esteri che pure portano lo stesso nome.
Il Vermentino di Gallura D.O.C.G. è tutelato dal Consorzio di tutela Vermentino di Gallura e da un preciso disciplinare di produzione.
Incontrare il Vermentino è facile, basta visitare le pregiate aziende vitivinicole del territorio, tra le quali annoveriamo le Tenute Olbios, la Cantina Pedres, la Cantina Murales, i Vigneti Zanatta, le Cantina delle Vigne di Piero Mancini, le Cantine Animas.
L’enogastronomia tradizionale è molto ben rappresentata nelle tante sagre e feste che animano la Gallura durante i mesi estivi, scopritela anche nei numerosi locali e ristoranti.