(Sezione in aggiornamento)
(Sezione in aggiornamento)
La tomba di giganti Su Monte ‘e S’ Ape, tipico monumento di età nuragica, fu oggetto di scavo nel 1968. Si tratta di una tomba collettiva, considerata una delle più importanti della Sardegna per dimensioni.
È composta da: un corridoio di sepoltura, coperto con lastre orizzontali, nel quale venivano deposti i defunti e uno spazio semicircolare (esedra), riservato ai rituali funebri e delimitato da grosse lastre (ortostati) infisse nel terreno, al centro del quale si ergeva la stele.
Il monumento fu probabilmente costruito in due fasi differenti. La camera o corridoio, del tipo allèe couverte, risalirebbe al Bronzo Antico
(XIX-XVII secolo a. C.) mentre l’aggiunta dell’esedra e la trasformazione in tomba di giganti, risalirebbe al Bronzo Medio (XVII-XIV secolo a. C.).
(Fonte: Archeologa dott.ssa Letizia Fraschini)
Servizi disponibili: cartelloni didattici, parcheggio a 150m presso il vicino Castello di Pedres.
Il sito è ad accesso gratuito ed è visitabile tutti i giorni, a qualsiasi ora.
Da Olbia si prende la strada provinciale SP24 per Loiri, giunti al km 3,3 si svolta a destra. Dopo due chilometri circa (ultimi 900m di strada bianca) si giunge al piazzale del parcheggio sottostante al Castello di Pedres, da dove si segue il breve tracciato pedonale che conduce al sito archeologico.
Autobus del trasporto pubblico urbano ASPO linea 12 fino alla fermata Castello di Pedres e proseguire a piedi per circa 1,8 km.
Il complesso nuragico di Riu Mulinu o Cabu Abbas domina da nord la piana di Olbia.
La struttura è formata da due distinti elementi, una possente muraglia che cinge la cima ove si trova la torre realizzata in muratura granitica e una torre nuragica di modeste proporzioni.
La muraglia si sviluppa per circa 220 metri, con uno spessore massimo di circa 4 metri e, in alcuni punti, si conserva per un’altezza superiore ai 5 metri; vi si aprono due ingressi, l’uno verso nord e l’altro verso sud, il primo dei quali con copertura interna a piattabanda è ben conservato.
Il nuraghe, costruito con blocchi granitici di ridotte dimensioni, presenta la consueta planimetria circolare con circa 8.50 metri di diametro.
Oltre l’ingresso è presente un andito, sul quale si aprono una nicchia e il vano scala, che conduce a una camera dotata di due nicchie e di un pozzo, in origine profondo circa 2.60 metri, ove si rinvennero ossa combuste di animali, coltellini in pietra e ceramiche.
Nella nicchia dell’andito durante gli scavi del 1939 venne rinvenuto un bronzetto rappresentante una donna che trasporta un’anfora sul capo, ora conservato nel Museo Archeologico di Cagliari.
La costruzione della torre avvenne probabilmente nell’età del Bronzo Medio (1600- 1300 a.C.), mentre la muraglia potrebbe essere forse anche più antica, ed essere stata riutilizzata per la difesa del nuraghe stesso.
Nell’ultima fase, forse intorno al IX – VIII secolo a.C., il nuraghe perse probabilmente la propria funzione originaria e fu trasformato in un luogo di culto.
Il nuraghe Riu Mulinu è accessibile gratuitamente a qualsiasi ora del giorno.
Prendere la SS125 orientale Sarda, svoltare in Via Birmania e percorrere Via Riu Mulinu e Via S’Iscoglia in direzione del nuraghe. Ai piedi della collina rocciosa si trova un comodo parcheggio.
Il sentiero di accesso è impervio, richiede buona forma fisica e l’uso di calzature appropriate (scarpe da trekking o simili), in estate è sconsigliata l’escursione in pieno sole a causa delle alte temperature, in ogni stagione in caso di vento forte si consiglia massima prudenza.
Il pozzo sacro fu probabilmente edificato alla fine dell’Età del Bronzo (1200-900 a.C.) per celebrare i rituali del culto dell’acqua. Il pozzo fu portato alla luce casualmente, negli Anni Venti, durante i lavori di ricerca di una fonte d’acqua. La costruzione è costituita da un ampio cortile che dà accesso ad un vestibolo, a sua volta collegato mediante una scala (17 gradini) con la “camera a tholos” (circa 7 metri) che sovrasta la sorgente. Il cortile, accessibile mediante una scala di quattro gradini, è irregolarmente circolare ed è recintato da un massiccio muro lungo il quale si svolge un sedile, presumibilmente atto ad ospitare il popolo durante le cerimonie sacre. All’epoca dello scavo (1938) il pozzo ha restituito numerosi reperti riferibili all’età nuragica, punica e romana (ceramiche, metalli, bruciaprofumi), segno di una certa continuità di utilizzo quasi sempre collegata a riti pagani.
Servizi disponibili: pannelli didattici, parcheggio per auto e pullman
Il sito archeologico è accessibile gratuitamente a qualsiasi ora del giorno.
Percorrere via dei Lidi e alla rotatoria proseguire per Viale Italia in zona industriale, alla grande rotatoria proseguire sulla SP82 in direzione Pittulongu, accanto al centro commerciale seguire la cartellonistica che segnala il sito.
Autobus del trasporto pubblico urbano ASPO linea 4 fino alla fermata Pozzo Sacro.
L’area archeologica Tempio Necropoli di San Simplicio custodisce parte dello scavo archeologico eseguito in occasione dei lavori di riqualificazione dello spazio antistante la Basilica di San Simplicio.
Lo scavo, che ha restituito circa 450 tombe di et romana databili dal 200 a.C. al 300 d.C., rappresenta una stratificazione di fasi di culto extraurbano e necropoli che attraversa i primi 2000 anni della storia della città di Olbia, dalla sua nascita con i Fenici fino al Medioevo.
Il sito archeologico di assoluto rilievo, fornisce una testimonianza tangibile di Olbia antica, che va ad affiancare l’esposizione di reperti del Museo archeologico; la sua unicità è legata al fatto che si tratta di un sito integrato nella sovrapposizione della città moderna sull’abitato antico e la sua necropoli.
Servizi disponibili: audioguide, wifi gratuito all’interno del sito, cartelloni didattici, parcheggio auto al coperto, parcheggio per pullman sulla sovrastante Piazza San Simplicio.
Servizio audioguida adulti (+ 12 anni) € 5,00
Servizio audioguida (8-12 anni) € 4,00
Bambini (0-8 anni) gratis
Servizio audioguida Gruppi (min 20 pax) € 4,00
Visite guidate individuali con archeologo e prenotazione (min. 4 pax) € 20,00 cadauno
Visite guidate gruppi con archeologo e prenotazione (da 11 a 30 pax) € 8,00
Visite guidate per scuole con archeologo e prenotazione (massimo 30 pax) € 8,00
Guide turistiche (tesserino o nr. iscrizione obbligatorio) | Licensed tour guides gratis | free
Disabile + 1 accompagnatore gratis
Ufficio Informazioni Turistiche Comune di Olbia
Tel. 0039 0789 52206 / 0039 3349809802
email: info@olbiaturismo.it
Orari di apertura / Opening Times
Lunedì – Monday: 10:00-13:00
Mercoledì – Wednesday: 10:00-13:00
Sabato- Saturday: 10:00-13:00
Attenzione: capienza massima 30 persone
Si può accedere alla necropoli da due ingressi, uno situato in via Gabriele D’annunzio (lato parcheggi ASPO) e l’altro in Piazza San Simplicio.
Come arrivare in bus:
ASPO linea 4, linea 5, linea 2, linea 1.
Dopo una prima frequentazione da parte probabilmente dei Greci tra il VII e il VI sec. a. C., il sito di Olbia divenne una vera e propria città per iniziativa di Cartagine nella seconda metà del IV sec. a.C. e fu dotato quindi di tutte le caratteristiche di un’area urbana, prima fra tutte il circuito murario di difesa, successivamente restaurato e mantenuto anche dopo la conquista romana.
Il tratto visibile e visitabile di questo monumento si trova tra via Torino e via Acquedotto. Si tratta di un segmento lungo circa 50 metri del settore occidentale del circuito ed è costituito da una muratura rettilinea a doppia cortina, in grandi blocchi di granito sul lato esterno e più piccoli sulla faccia interna, una porta di accesso e un altro tratto rettilineo dal quale sporge una torre di difesa a pianta rettangolare, realizzata cingendo di blocchi un piccolo dosso di roccia naturale.
All’interno della torre è presente una vasca di raccolta dell’acqua, ora rinterrata per motivi di conservazione.
Alcuni dei blocchi conservano ancora una lavorazione a bugnato, riscontrabile in altre strutture di difesa del mondo punico.
Poco lontano, nella piazza del complesso residenziale di via Acquedotto, è possibile vedere i resti di un’altra porzione di mura presso cui è stato ritrovato un tesoretto monetale della fine del II secolo d.C. in cui erano presenti soprattutto monete dell’imperatore Commodo.
Servizi disponibili: cartelloni didattici, illuminazione notturna
Il sito è accessibile gratuitamente a qualsiasi ora del giorno.
I resti delle mura puniche sono situati tra Via Torino e Via Acquedotto, nel centro storico di Olbia
In età punica l’area, situata all’interno e a ridosso delle mura di cinta, venne utilizzata sia come quartiere abitativo sia per attività artigianali. Le testimonianze archeologiche evidenziano infatti la presenza, a nord-ovest delle abitazioni, di un’officina ceramica che verso la fine del IV secolo a.C. produceva anfore.
Il sito continuò ad essere abitato in età romana, almeno fino al I secolo a.C., quando l’innalzarsi della falda freatica ne causò l’impaludamento e perciò l’abbandono. In epoca imperiale l’area è attraversata da un tratto dell’acquedotto, del quale si conservano qui nove basamenti di pilastri in opera cementizia, che in età antica erano sormontati dagli archi sui quali correva il canale con l’acqua.
(Fonte: Archeologa dott.ssa Letizia Fraschini)
Il sito è accessibile gratuitamente a qualsiasi ora del giorno.
Il sito si trova in via A. Nanni, nel centro storico di Olbia.
L’acquedotto romano di Olbia è il meglio conservato della Sardegna romana, edificato in piena età imperiale (tra II e III sec. d.C.), trasportava le acque dalle sorgenti di Cabu Abbas fino alle terme della città antica attraverso un tracciato di 3,5 Km.
In località Sa Rughittola (via Mincio) è ben visibile una porzione lunga oltre un centinaio di metri, nella quale spiccano due arcate intere e una piscina limaria, che documenta molto bene la monumentalità e la funzionalità di queste strutture, peculiari del mondo romano. Di fronte all’acquedotto è visibile una grande cisterna, forse destinata alle necessità idriche di una villa o di un latifondo, realizzata in opera cementizia mentre l’interno è rivestito di uno spesso strato di cocciopesto, utile per l’impermeabilizzazione. Altri resti dell’acquedotto sono visibili in via Nanni e in via Canova.
(Testo: archeologi dott. Rubens D’Oriano e dott.ssa Letizia Fraschini)
Servizi disponibili: pannelli didattici, parcheggio.
L’acquedotto romano è accessibile gratuitamente a tutte le ore del giorno.
Alla rotatoria di via dei Lidi prendere la terza uscita e girare a sinistra in via Mincio. Percorrere la strada asfaltata per 1 km fino ad arrivare al parcheggio dell’area archeologica.